Recensione: Epigrammi di Rodia Cosimo
RODIA COSIMO, Epigrammi
Artebaria Edizioni, Martina Franca, 2020, 87 pp., € 8.
È l’ultima opera del poeta salentino. Nel susseguirsi delle diafane pagine del tempo, come in un almanacco, il Poeta si pone lateralmente alla scena, in una postura decentrata e concentrata sugli accadimenti, teso a farli vivere dentro di sé per ridonarceli in cammei di poesia. È sì protagonista del fatto d’amore, ma, attraverso di sé, ne rende universale l’immagine; così il lettore si ritrova a vivere e rivivere, desiderare e sognare, incantarsi ed elevarsi di fronte alle gioie d’Amore, tanto mirabilmente tratteggiate e raccontate dal Cantore della parola.
Proprio nella premessa, l’Autore narra la genesi degli Epigrammi, nati come divertissement social, pubblicati quotidianamente su Facebook, uno al giorno, per circa un anno e mezzo. Appuntamento che gli “amici” virtuali di Cosimo Rodia hanno atteso ogni mattina, come grazioso saluto e viatico poetico ad affrontare la giornata; l’autore si è fermato all’epigramma numero 485, procedendo sempre in regolata scansione temporale, come in un lezionario liturgico.
La forma poetica breve dell’epigramma è di lunga tradizione classica (da Meleagro, a Callimaco, a Marziale, a Catullo), l’Autore ha l’intuizione di unire poesia classica e poesia contemporanea. Attraverso la sua personale esperienza, il poeta condivide con l’umanità un patrimonio di emozioni altrimenti indescrivibili. Ed è sempre lui, il poeta, che s’immerge, vive, analizza, filtra, muore, risorge, rielabora, sintetizza, ricrea, percorre, torna, ancora muore e ritorna, e si fa… parola.
Il poeta quando si esprime lo fa per urgenza, quasi sempre inconsapevole che egli è il filtro in cui decanta la vita; riporto alcuni epigrammi: «Cardami coi tuoi petali/e riscaldami con il tuo alito/e con le labbra di fragola.»; «Il tuo sorriso di perla/mi ripartorisce/ogni giorno!»; «Quell’incantesimo assentepresente/destrutturato dov’è? Le figure/tramontano anche a mezzogiorno oggi!»; «Voglio perdermi nel tuo smeraldo/e chiedere alla luna di donarti/un giro di tango!»; «Cerco il mistero del mare/nelle onde dei tuoi occhi/da impavido gitano».
Sono sapientemente adoperate le figure retoriche, in quest’opera che ha molto di classico, nel senso più alto dell’accezione, soprattutto similitudini, metafore, personificazioni.
Un capitolo a parte meriterebbe l’Appendice – Sulla parola poetica. Si tratta di un manifesto di poetica dell’Autore che, muovendo da alcune domande sulla poesia, ne traccia con chiarezza un possibile itinerario culturale nel terzo millennio. Molto interessanti le considerazioni sull’intelligibilità della poesia vista non come groviglio di parole avvoltolate su se stesse ma messaggio fruibile dall’umanità.
Volumetto agile ed essenziale che merita di essere subito aperto ed apprezzato da chi vive d’Amore e di Poesia.
Genere: poesia
Età: da 16 anni
M. P. Lator